DONNE E UOMINI IN ALLENAMENTO, DIFFERENZE?

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Una lezione di Krav Maga prevede di regola l’allenarsi in gruppo, la possibile suddivisione in diversi gruppi più piccoli da 4-5 persone in caso di particolari esercizi (sia per riscaldamento che in fase finale sotto-stress) ovviamente in coppia come stabilito nella sua metodologia e per un’apprendimento che sia il piu’ completo possibile.
A rotazione la pratica dovrà avvenire con tutti i componenti del gruppo, nell’interesse individuale e generale, di crescita e miglioramento dell’apprendimento ai fini di una preparazione completa. Non è una regola perentoria, ma fortemente consigliata e vediamo in questo articolo alcuni dei perchè di queste scelte.
Quindi anche le donne devono alternarsi con gli uomini per le ragioni che ora andremo ad analizzare nel dettaglio.

Perche’ in coppia, in tre o piu? E a rotazione?

Prima motivazione, acquisire una maggiore sicurezza in se stessi. Imparare a percepire davvero se stessi e gli altri intorno a noi. Individuare, identificare, riconoscere, le reazioni istintive del proprio corpo e decodificare quelle dell’eventuale aggressore.
Questi motivi, implementati da un lavoro “a vuoto” ossia rivolti verso lo specchio e senza contatto, brevi esercizi meccanici o mirati o in coppia/gruppo attraverso dei “giochi”, collaborando con le altre persone attraverso una pratica costante, consente di padroneggiare  più sfumature ed imprevisti di una situazione non attesa o di forte stress o di paura.

Inizialmente si tende a scegliere il partner che sembra piu’ innoquo o più confacente allo stato d’animo di quel momento, per empatia o simpatia. A seguito delle prime lezioni, superato il comune senso di timidizza iniziale, sia donne che uomini, sentono lo stimolo di provare a cambiare partner, per testarsi ed acquisire maggiore sicurezza nelle tecniche, nel loro istinto ed in se stessi.
Questi naturali, non obbligati, passaggi migliorano il singolo ed accrescono l’affiatamento del gruppo, creando nuove opportunità per aumentare i livelli individuali e di difficoltà degli esercizi sottostress.

Le donne in allenamento.

Le diverse ragioni per cui una donna decide di iniziare un corso di difesa personale – krav maga – o altra disciplina che sia, sono solo la parte iniziale che le spinge a chiedere informazione e presentarsi in palestra con o senza borsa al seguito. La cosa più interessante è quanto scoprono, quasi immediatamente, esistere in una lezione di prova scelta forse per caso. Ed è stupendo vedere come le motivazioni iniziali si rafforzano, si aggiungono la passione, la determinazione ed il desiderio di continuare ad imparare dedicando un piccolo momento alla propria sicurezza, fisico, mente, un attimo ricreativo, rigenerante, di  crescita e sviluppo.
E piacevolmente, quanto inaspettatamente, riscontrano un meraviglioso gruppo con cui subito entrano in armonia, entrandone fin da subito ad essere parte attiva. Molte donne provengono da situazioni difficili, violenze verbali e/o fisiche, aggressioni subite, stalking e desiderano riconquistare la loro forza interiore. Timide, introverse o semplicemente ferite e segnate da episodi che in un attimo ti cambiano la vita e noi con il nostro piccolo aiuto, in un a ambiente privo di giudizio e permeato di altruismo, tutti diventano nella loro particolarità “uguali”: nessuno è migliore dell’altro, ma e’ li’ per aiutare sé stesso e gli altri, per imparare.
Gli esaltati e gli imbecilli non sono mai stato accettati e mai lo saranno ai nostri corsi
Le donne avvertono la necessità di maggiore sicurezza per diverse motivazioni rispetto ad un uomo: sapere che possono gestirsi neutralizzando un’aggressore. Infatti, con dimostrazioni pratiche e non sceniche, il nostro sistema di difesa personale, dona loro la consapevolezza che qualcosa si può fare e da una brutta esperienza ci si puo’ rialzare.
E allora si mobilità con animo nobile, la guerriera interiore pronta a difendere se stessa e chi ama, con una grinta incredibile.

Donna con donna va bene all’inizio.

Se inizialmente la complicità con una donna può aiutare a superare l’imbarazzo della prima lezione, si deve a seconda dei casi e dei doverosi e rispettosi tempi personali, allenarsi con tutti. Il contatto fisico, soprattutto per chi ha subito molestie o peggiori eventi, viene gestito dal Maestro perchè percepisce il disagio possibile o perchè la donna lo ha reso partecipe di quanto ha espressamente voluto condividere, al fine di poter ottimizzare i progressi, mentali, fisici e tecnici.

E le donne quando si allenano con gli uomini?

Ogni donna, ha il suo percorso unico, passato, presente e futuro, come unica è lei, ma cosa le accomuna in allenamento sono la determinazione che sviluppano inaspettamente per loro (non per chi li guida) e la costanza successiva perchè si appassionano e vedono risultati, quindi superano molti traumi e riacquistano fiducia in se stesse.
All’inizio si ha giustamente paura di far male ai compagni o di poter ricevere dei colpi, tuttavia si instaura immediatamente fiducia nei proprio gruppo e nelle ripetizione dei movimenti che poi diventeranno le tecniche e si svilupperà uno stato mentale capace di combattere. Dopo un inizio che raffigura una donna insicura e delicata, attenta a non colpire troppo forte o essere colpita, nei mesi successivi, si riesce a far attivare quel bottoncino interno dell’ aggressività e nel corso dell’anno ad utilizzarla con la proporzionalità richiesta secondo la situazione.

La differenza di stazza, altezza, peso ed ingenerale di aspetto, può generare difficoltà, anche limitazioni psicologiche e la tecnica soccorre la donna proprio in queste prove, superando le paure ed aumentando il proprio livello di autostima.

A volte una donna può avere una partenza più indecisa e lenta, tanto è vero che alcune richiedono informazioni in un dato momento, ma riniviano il giorno di inizio. Quando finalmente decidono, allora iniziano il loro percorso e raggiungono rapidamente grandi risultati, molto spesso superando gli uomini paricorso.
I progressi sono veloci, se sanno fidarsi ed affidarsi al Maestro, del sistema insegnato e dei compagni. Ricordiamo che il Krav Maga è semplice, ma non è facile: ci vuole tempo, determinazione e costanza.
Le donne sanno tirare fuori al momento giusto e nella dovuta misura, aggressività ed equilbrio, controllo e gestione della situazione. E qui poveri uomini prendono tante botte!!! ..perche’ non se le aspettano, ma uomini e amici che durante l’allenamento sono consapevoli esserci attenzione o cura da parte delle donne che in quei momenti tirano fuori la loro aggressività, frustrazioni ed iniziano a gestire la rabbia, per questo i ragazzi si prestano con la massima fiducia, la comprensione e la disponibilità possibile, perchè si cresce solo se uniti.

 Uomini o donne, la violenza non conosce differenze.

Si studia la violenza, comprendendone i meccanismi e la pericolosità di situazioni comuni in cui involontariamente o sbadatamente si può incappare. La donna sà capire che gli strumenti dentro di lei ci sono già, deve solo imparare ad usarli attraverso l’allenamento cui prende parte e sotto l’accorto insegamento del Maestro.
Gli uomini ai nostri corsi sono guidati passo passo nell’ allenamento con le donne, sotto la stretta supervisione del Maestro e questo trasmette ancora più tranquillità e fiducia generale a coloro che partcipano. Il desiderio di rivincita con se stesse ed il mondo che troppo spesso è ingiusto verso le donne, durante le lezioni aiuta la determinazione femminile, ma lascia anche il posto al buon senso e all’imparare a prevenire più che voler fronteggiare, sprezzante dei pericoli, un’aggressione oppure anzichè fuggire o prese da deliri di onniptenza per farsi giustizia: la prima regola resta sempre, evitare.

In conclusione.
Colei che desidera provare o testarsi o ritrovarsi in un’esperienza molto particolare di un’ambiente sano e pulito, saprà cogliere l’importanza di un corso studiato e creato per i più deboli orientato ad imparare a sopravvivere. Certe corsi sembrano presumere la presenza di un Maestro alla “uccidi , uccidi, uccidi” e/o comoagni di allenamento “esaltati, ingestibili,etc.”, e questo non avverrà ai nostri corsi, mai. Nel nostro contesto che proteggiamo da soggetti indersiderati, una donna riscontra un clima quasi familiare, di persone tra i 16 e i 70 anni”, che a prescindere da chi o cosa siano all’esterno, la aiuteranno ad imparare. Da noi sono inviolabili i canoni di correttezza e rispetto totale oppure provvede direttamente l’Istruttore alla tutela dello svolgimento regolare di tutta la lezione.

Tutto ciò è ben noto a chi pratica in un gruppo degno di essere chiamato tale, una squadra, dove lo scopo è crescere “insieme” e di chi fa già parte di K.M.P. Roma.

Ognuno di noi, in ogni allenamento dona qualcosa: il proprio tempo e corpo a disposizione di chi si allena e ciò richiede attenzione e ringraziamento: il kida (saluto in Israeliano).

Se hai esitato fino ad oggi, vieni a provare! Prenota oggi stesso la tua lezione. Non essere più vittima! Vuoi aver una possibilita’ in più di poterti difendere? Clicca su link per accedere alla prenotazione di una lezione gratuita

Ti aspettiamo.

A breve “uomini e donne in allenamento, differenze?” – sec.parte –

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A COSA SERVE UN CORSO DI DIFESA?

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Un giorno Simona, arriva al mio corso e chiede di partecipare ad una lezione di prova. Entra timidamente, pian piano prende confidenza con il gruppo, finisce entusiasta, incuriosita, sorpresa delle emozioni che ha provato. Mi confessa “bellissimo tutto, tosto, mi è piaciuta tanto la lezione, a parte quegli ultimi 5 minuti di esercizio ad occhi chiusi che mi ha un po’ messo in difficoltà.. sai, in tutti gli sport che ho sempre praticato sono stata brava ed ho sempre creduto di non aver bisogno di un corso di difesa personale, perchè io sono una sempre molto attenta”.
La ascolto e dopo un attimo prosegue “Sai.. quelle notizie che ascolti pensando che succedano sempre agli altri”? Ecco, Simona abbassa gli occhi e la voce,  “un giorno ho lasciato il mio ex-fidanzato e non lo ha accettato, si è trasformato.. mi ha aggredito..”.
Continua dicendo “essendo stata attaccata di sorpresa, proprio da lui, beh.. io non me l’aspettavo e non ero pronta, quindi non ho potuto fare nulla, mi sono bloccata..”. Simona ha 30 anni, ha un fisico abbastanza atletico, non molto alta, bella presenza, mi dice che come donna non ha mai guardato alle arti marziali con entusiasmo. Lei ha sempre creduto di non averne bisogno e pensato che gli sport da combattimento fossero violenti, affollati di persone esaltate, insomma scusante a parti, di non aver avuto bisogno di imparare a difendersi perchè se l’era sempre cavata in qualche modo.
Nella sua convinzione di non essersi difesa perchè non era pronta o perchè di sorpresa, risiede una parte fondamentale del Krav Maga e su cui fondano le basi l’allenamento sottostress ed i suoi principi che richiamano l’istinto.
Tralasciando ora il fatto che, tutti i segnali che poteva cogliere in un soggetto del genere, con un’adeguata prevenzione su  episodi che avrà omesso volontariamente di vedere ed accettare, precedenti certi di discussioni violenti, tutto era preannunciato.
Tornando però a quanto mi ha detto: “non è possibile essere sempre pronti e preparati”.
Con il Krav Maga, cioè un allenamento specifico per lavorare sull’effetto sorpresa, si può imparare a lavorare sulle emozioni e sull’istinto che insieme allo stress psico-fisico si innescano nei momenti di pericolo, quindi vivere situazioni il più possibile vicino a quelle realtà.

Ma perchè non si può “ragionare” in quei momenti?

Perchè non c’e’ tempo. Non abbiamo il tempo per ragionare in strada, se cerchi di ragione puoi essere ferito o peggio morire. Agire, reagire subito, fare subito qualcosa, almeno per quanto concerne la reazione istintiva arto-corpo. Provare a capire cosa sta accadendo quanto ormai un’azione e’ iniziata, comporta perdita di tempo prezioso e il possibile blocco/congelamento: si rischia di camminare sulla sottile linea che divide la vita e la morte.
Il corpo e gli arti reagiscono con un movimento ben preciso, seguendo principi di biomeccanica, immediatamente “dobbiamo” contrattaccare. E allora interviene la nostra parte razionale, tecnica, tattica e l’esperienza maturata.
Simona, ha combatutto con uno dei mostri più pericolosi e frequenti, quelli che abbiamo in casa, che conosciamo, il vicino di casa, un ex-fidanzato. Attenzione, la violenza non ha nome, sesso, razza o religione: è violenza e stop.

Quando si parla di “violenza”, non è unicamente riferita alla violenza da parte degli uomini sulle donne, dobbiamo iniziare a comprendere che anche le donne possono e creano “situazioni dannose e pericolose” per gli uomini, compagni/dipendenti di lavoro che non rispondono alle avance del capo donna, problemi con la compagna e la famiglia, fortissimi disagi, depressione, problemi fisici e legali.. e ciò porta alla distruzione dell’anima, dell’autostima, della propria sicurezza, crea frustrazione e rabbia.. ma su questi temi pubblicheremo ulteriori articoli, nei mesi successivi.

Simona non è stata l’unica, anzi, nè prima nè ultima purtroppo, a subire un’aggressione di questo tipo, ma ha trovato il coraggio di rialzarsi e la forza per combattere. Ha deciso di iniziare un corso di difesa, un nuovo percorso di rinascita.
Chi ignora quanto siamo esposti continuamente a pericoli, di ogni genere, la necessità di un percorso come il nostro, crea semplicemente scuse per non iniziare: ho paura di farmi male, di fare male, a me non serve, so’ difendermi molto bene.. ma non hanno la più pallida idea di cosa significhi la violenza.
Riflettiamo che chi lavora in mare, è uno specialista del mare e sa a quali rischi incorre, si prepara a tal fine; i vigili del fuoco sono degli esperti del fuoco e studiano, si addestrano in tal senso. Ma sulla violenza? Pensiamo alle Forze dell’Ordine, a parte chi matura esperienza in strada con anni e anni di volanti e servizi in borghese o di Polizia Giudiziaria, quando escono dalla loro formazione, sono specialisti della violenza, con cui si scontreranno da subito giorno per giorno?
E’ un classico anche per chi fa mille domande prima di prenotare una prova gratuita, sembra cercare conferme per non partecipare, ma si scontra con una realtà che e’ diversa dalle arti marziali e gli sport da combattimento e li’ toccando mano, cede alla dura verità: tutti siamo potenziali vittime.
Come si fa? Coraggio a due mani, velocemente si preparare la borsa della palestra e ci si sbriga ad uscire di casa, il resto sarà bellissimo.
Si è maggiormente esposti a danni seri, con l’autoconvincimento che va sempre tutto bene, la violenza non esiste ed ogni sera si tornerà a casa invincibili ed immortali, questa è una possibilità certamente: MAI una certezza. Anche frequentando un corso di difesa personale si potrà acquisire una difesa perfetta al 100% ed efficace al 100%, “nessun corso” e chi millanta questo, è un truffatore. Possiamo e dobbiamo avere delle chance in più, di evitare problemi o di tornare a casa.. o al pronto soccorso, come sarà da vedere, ma l’obiettivo è “sopravvivere”!

Evitare e prevenire, come?

Abbiamo bisogno di sapere quali sono i segnali che inviamo come potenziali vittima. La non conoscenza dei pericoli a cui andiamo incontro ogni giorno è deleteria, per noi e per i nostri cari. La conoscenza della paura, quale dono, ci aiuta a evitare e prevenire. Ascoltare l’istinto, quando comunica che qualcosa non va’.
Infatti, come si può evitare o prevenire, se non siamo più abituati ad ascoltare il nostro istinto, i nostri sentimenti, la nostra parte più intima e profonda? Come sopravvivere per strada, se non abbiamo la più pallida idea di cosa sia la rabbia e l’aggressività?
Bravissimi a volere, a tutti i costi, ragionare, capire, giustificare, scusare, ottenendo il reprimere tutti i canali in cui l’istinto comunica! Non raggiungendo la consapevolezza della realtà, non si identificano le minacce!
Manca, al momento opportuno, la capacità di ascoltare i sensi, addirittura la lucidità per affrontare con serenità le situazioni più belle e con coraggio quelle peggiori.
La conoscenza dei principi e dei meccanismi che sottendono una situazione potenzialmente pericolosa, rendono più sicuri, non supereroi, ma individui predisposti a cogliere i segnali inviati dalle persone intorno a loro.
Un corso di Difesa Personale, non forgia superman o wonderwoman, ma mette in contatto ognuno di noi con le proprie emozioni, come la paura e la rabbia,  risveglia l’ istinto e acuisce la percezione dei sensi attraverso cui quest’ultimo ci comunica.
Tutto ciò risiede già in noi, ma è assopito e potrà ridivenire parte attiva in un aiuto fondamentale, per discernere le situazioni in via preventiva ed evitare oppure agire subito, reagire secondo situazione, sempre su propositi di difesa personale.

Istr. Pasquale F.

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COME IMPARARE A DIFENDERSI?

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Quanto tempo occorre per imparare a difendersi?

Difesa Personale, arte marziale o sport da combattimento? Quali corsi e palestre dove il vero Krav Maga a Roma è insegnato e praticato? Istruttore diplomato.. Coni, Diplomi in Israele o entrambi? Qual’e’ il migliore e qual’e’ la connessione tra i vari titoli che si leggono nelle incomprensibili gerarchie: Maestro, Gran Maestro, Teacher, Master Teacher, Head Master, Instructor, Trainer, Assistent? Quanti tipi di Krav esistono? Krav in tutte le varianti e denominazioni.. Krav in tutte le salse, Krav Step, Krav Fit, Krav Music, Aero Krav, Krav pizza, chi più ne ha.. ha da sbizzarrirsi.

E fu il caos, chiariamo alcuni punti.

Premessa a parte, a queste domande è opportuno dedicare tempo per spiegare come stanno le cose. Anzi, e’ doveroso da chi ha l’opportuna competenza in materia, nell’interesse dei futuri praticanti e per rispetto di un sistema degno di essere considerato il più efficace al mondo, fornire alcune linee guida a coloro che intendono avvicinarsi ad un corso seriamente, individuando più facilmente quali siano gli Istruttori veramente preparti e qualificati.
Chi non conosce, per fortuna sua, tutto il mondo del bussiness che ruota attorno a questi corsi ad ogni livello, solitamente pone domande del tipo: “Quanto dura un corso di Krav Maga? In quanto tempo imparerò a difendermi? Come funzionano i livelli e gli esami? Avendo già conseguito delle cinture, mi saranno riconosciute e confermate? Ho già praticato da X anni, in che corso sarò inserito?”.
Prendiamo in considerazione due situazioni estreme, il neofita in materia e chi ha già praticato Krav Maga o conseguito livelli e gradi. La differenza tra i due praticanti è creata proprio dai secondi: coloro che hanno già esperienza, se si pongono umilmente nei confronti della palestra dove entrano, spesso non dicono nemmeno di aver già praticato, prendono posto e partecipano con educazione esemplare, seguono le direttive generali impartite “sicurezza in primis, propria ed altrui, non eccedendo nella parte fisica, divertendosi, etc. etc.”, a fine lezione tirando le loro conclusioni si confrontano con l’Istruttore con estremo rispetto.. nulla da eccepire e fin qui va tutto bene.
Quando invece, la preoccupazione di chi ha già praticato non è quella di “provare la lezione e conoscere l’Istruttore” ma di “assistere” o di dover sapere subito il meccanismo degli esami e dei livelli o come diventare Istruttore, qualcosa di distorto e’ gia’ insinuato nella testa del praticante, grazie agli Istruttori predecedenti che avevano obiettivo prioritario far fare esami piuttosto che la difesa personale o la vita delle persone..
Si dovrebbe guardare alle importantissime differenze di “metodologia” di insegnamento, su “cosa e come” differisce, del “perche'” differisce se porta lo stesso nome. Magari, si potrebbero notare quelle peculiarita’ di un insegnamento molto probabilmente troppo diverso, quasi la negazione di quanto visto, ma sostenuto da una semplice logica, un’innegabile coerenza ed accurati passaggi convalidati dalla profonda conoscenza che si evince nelle spiegazioni estremamente dettagliate.

Se si rinunica alla via migliore per quella piu’ breve, si rinuncia alla fatica per un diploma immediato e nullo.. c’è qualcosa che non va.

Non mi sento di colpevolizzare solo le organizzazioni/Federazioni che si configurano come diplomifici. La colpa è anche di chi ha un’ego talmente smisurato che inizia un corso per imparare la difesa personale, pensando al corso Istruttori. E’ come se mi recassi in pizzeria per mangiare un’ottima pizza, ma il mio pensiero fosse quello di diventare pizzaiolo. Una cosa è il percorso da praticante che può arrivare fino ai gradi più alti ed expert, un conto è il corso Istruttori, sono due cose distinte e separate, non consequenziali o obbligati ad un certo punto. Invece nelle arti marziali o sport da combattimento è possibile che dopo un determinato livello si possa o debba, diventare Istruttore o si diventi Maestro in virtù degli anni trascorsi.
Quando questo sistema di difesa personale è stato creato, fu studiato e praticato in quel famoso modo “semplice ed istintivo”, pertanto a questi presupposti DEVE RISPONDERE. In Itali semplice si associa a facile, quindi si snatura il sistema stesso e l’apprendimento, denigrando e cercando vie più comode.

SEMPLICE E NON FACILE!

Solo la costanza ed il tempo, consentono risultati. L’allenamento, le tecniche, l’esperienza durante le lezioni, si dovrebbe SENTIRE effettivamente “semplice, istintivo ed efficace!”, ma come in tutte le cose dela vita “c’e’ bisogno di tempo”, e poi constatarlo sulla propria pelle ripetendo gli esercizi costantemente.
Non bisogna interpretare le definizioni a proprio comodo, ne é esempio proprio la parola “istintivitá”, prendere per buono che sia “istintivo” perchè qualcuno ci ha detto che un determinato movimento lo era: non è così, non va bene insegnare dicendo “la tecnica è 1,2,3, FATE!”.
Se non se ne forniscono le spiegazioni di biomeccanica e si riportano esercizi/esempi dove gli allievi sono i primi a rendersene conto, oppure confondere istinto con razionalità o peggio, che per uscire da una determinata situazione esiste “una sola” tecnica.. è tutto inutile. Infatti, le domande ed i dubbi nascono spontanei: “e se nel frattempo ti attaccano prima che hai studiato la tecnica specifica? sono debole fisicamente ma funzionerà con chi è più forte di me? se sono piu’ basso o piu’ alto?

Tornando a chi non ha mai praticato, cerchiamo di rispondere domanda per domanda:
Quanto dura un corso di Krav Maga? 10 mesi all’anno piu’ o meno;
Quanto dura ogni lezione? 90 minuti;
In quanto tempo imparerò a difendermi? Dipende, dal tempo che si dedicherà al Krav Maga. Dalla qualità del tempo che si dedicherà al Krav Maga anche fuori orario di corso.

Tanto più si darà al Krav Maga tanto più lui ti ridarà, non solo in termini di difesa personale o sicurezza, ma di vita.

Come funzionano gli esami, i livelli e le cinture?

Gli esami corrispondono a una prova e ad una modalità specifica di eseguire le tecniche. La suddivisione delle tecniche, nasce da esigenze Federali ed organizzative ed in parte metodologiche e propedeutiche.
Perché “in parte metodologiche e propedeutiche”? Visto il business ed il giro di soldi che portano ogni anno le sessioni di esami e corsi Istruttori, è diventata un’esigenza per le organizzazioni ed una pretesa, che gli allievi diano questi esami di livello.
La preparazione agli esami e’ in funzione degli esami stessi, non della difesa personale, tantomeno serve ad “attestare” la capacita’ di difendersi in strada.
Superare l’esame, indica di essere stati a tal fine, ben preparati.
I primi livelli sono denominati “Practicioner” e consta delle fondamenta del Krav Maga, successivamente ci sono 5 livelli Graduati, ed infine il grado di Expert, successivamente abbiamo il titolo di Master dove attualmente si parla del calibro di Maestri come Eyal Yanilov ed Avi Moyal praticamente coloro che lo hanno scritto il Krav Maga insieme al Fondatore.
Solitamente gli esami avvengono una volta l’anno (due in casi/eventi particolari).

E’ importante ribadire che il Krav Maga, se insegnato “svincolato” dai limiti dei quaderni tecnici, fornisce strumenti fin da subito per imparare a difendersi. 
Ma questo frutta poco in termini economici, perciò ponderate bene chi vi propina scorciatoie o salti di livello o corsi Istruttori da un fine settimana di 48h all-inclusive: vitto, alloggio, spa, escursioni e training con diploma finale da Istruttore di Krav Maga.

Si deve lavorare sulla mente, come “stato mentale”, luogo dal quale tutto ha origine.
Idem per la parte tecnica, imparando quali reazioni naturali il nostro corpo pone in essere e quali ventaglio di azioni/contrattacchi attuiamo o a seconda delle situazioni e degli strumenti disponibili (del corpo o oggetti comuni).
Per la parte fisica, l’obiettivo è evitare di farsi male durante l’ allenamento e trovare giovamento dall’ esercizio fisico, aumentando resistenza, coordinazione, forza, velocità, equilibrio, stabilità, etc.. ovvio che più veloce si saprà correre, più facilmente ci si potrà allontanare da una situazione potenzialmente pericolosa o pericolosa.
Correre veloci, seguendo gli insegnamenti alla base di un allenamento mentale, secondo regole di time-line, evitando, prevenendo, etc.
In caso di scontro/combattimento, migliore sara’ la preparazione fisica, maggiore sara’ la capacità di resistere più a lungo tirando/subendo dei colpi.
In ultimo, il percorso razionale del Krav Maga è semplice, ma necessita di costanza, tempo e determinazione: non esiste la forma perfetta (come la ricerca che avviene in un’arte marziale della perfezione), ma esiste il “migliorare” come obiettivo da raggiungere, il percorso e’ esso stesso la meta. Si tratta di un percorso personale e di crescita, non di una gara.
Migliorare, diventa anche sinonimo di migliorare come persone e possiamo farlo solo con un’attenzione costante a ciò che stiamo imparando, con il desiderio di fare qualcosa di più e in modo migliore, nella speranza di poter aiutare un nostro caro che potrebbe avere bisogno di aiuto.
Sugli anni praticati, e’ bene volgere lo sguardo ad essi, considerandoli SEMPRE preziosi, perchè rappresentano l’ESPERIENZA personale e, in quanto tale, restera’ parte del bagaglio di vita sempre importante. E’ necessario, capire, se e come, questa esperienza possa aiutare ed è auspicabile lo faccia, oppure se si può guardare avanti capendo che in realtà c’e’ molto di più, apprezzando la fortuna di poter aggiungere tantissimo a quanto già appreso oppure si prospetta l’ opzione di dover resettare tutto e ripartire dalle basi mancanti. Per ripartire da zero, serve un bel bagno di umiltà e saper guardare alla semplicità delle piccole cose, con occhi puliti e puri.

Kida.

Istr. Pasquale F.

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MAGLIA K.M.P. E DIVISA

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Cos’e’ la maglia ufficiale K.M.P.?

Con il superamento del primo esame di krav maga e quindi l’entrata a tutti gli effetti nel gruppo KMP o federazione organizzazione con cui è collegato, si riceve anche la prima maglietta Ufficiale KMP, la nostra maglia (divisa) di allenamento.

In alcuni casi, dopo almeno quattro mesi di presenza costante, per comprovata tenacia e passione ed ottimi risultati ottenuti, il Maestro Fondatore K.M.P. puo’ concedere la maglia ufficiale ad alcuni allievi, anche prima dell’esame di primo livello.

Tutto il materiale, presente, compreso quello non acora disoonibile, è già registrato nelle specifice categorie dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, con attestazione di avvenuta registrazione del Ministero dello Sviluppo Economico e gode di piena tutela giuridica, cosi’ come gli stessi Loghi K.M.P. in tutte le loro versioni.

Può essere indossata fuori orario del corso o della palestra?

NO. La maglia ufficiale,come gia’ chiarito sopra, e’ una divisa UFFICIALE e pertanto riporta la scritta PRACTITIONER, significa e sottolinea un uso RISERVATO ESCLUSIVAMENTE AI PRATICANTI ESCLUSIVAMENTE DURANTE L’ORARIO DEL CORSO, dove SI PUO’ e/o SI DEVE ESSERE INDOSSARE ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA , pulita, con fierezza e dovuto rispetto, nonchè durante le sessioni ufficiali “test, seminari, stage” con specifica autorizzazione del M* Pasquale F.

Le regole in materia, come e perché?

Contestualmente all’iscrizione al corso, fin dalla prova, si sottoscrive e accetta in modo esplicito il regolamento interno, tra cui le direttive e regole riguardanti l’ “abbigliamento da tenere a lezione”. Il regolamento e’visionabile in sede e sul sito web K.M.P. nell’area riservata. Cosi’ viene accettato, per chi ne entrerà in possesso tramite l’Istruttore del corso, l’obbligo di indossarla ed il DIVIETO di circolare  all’esterno della palestra con i loghi in vista.

Se volessi fuori dall’orario della lezione e della sede ufficiale di allenamento K.M.P.?

Utilizzare una maglietta creata e registrata per questo fine, nasce ed e’ creata per un senso di uniformità e consolida lo spirito di gruppo, quindi, NON PUO’ESSERE UTILIZZATA COME UN CAPO DI ABBIGLIAMENTO QUALUNQUE nemmeno per lo spostamento da casa alla palestra e viceversa.

Di questi tempi, andarsene in giro con scritto “PRATICANTE KRAV MAGA” sulla schiena e sul petto, non sara’ MAI un deterrente ma PIU’ UN BERSAGLIO CHE CAMMINA.

Dal punto di vista tecnico nella Difesa Personale?

Tante, troppe, persone cercano pretesti, discussioni, situazioni di scontro per i più futili motivi, dalla follia pura ai knockout-game, risse, bullismo, rapine, etc.. ma ancora peggio, potrebbe capitare la mela marcia praticante di un’altra arte marziale e/o sport da combattimento che vuole testare la sua superiorita’ “di ego”.. ragion per cui non si deve mai ascoltare il proprio ego, per non diventare marce. Ricordiamo sempre i propositi della Difesa Personale.

Dal punto di vista tecnico nella Difesa Personale?

In termini tecnici-strategici, indossare in strada una maglietta “pratico difesa personale”, non sempre inneggia o suona come “messaggio di pace”, al contrario potrebbe apparire un segno di spavalderia. Qualora si presenti una situazione pericolosa o potenzialmente pericolosa, innanzitutto eliminerebbe ogni situazione di vantaggio o “effetto sorpresa”, ponendo l’aggressore in una condizione di consapevolezza che dovra’ confrontarsi (magari proprio quello cerca, una scazzottata da strada). L’aggressore sotto effetto di stupefaceni o alcool, il teppista, gli imbecilli fortemente ispirati da un’ appartenenza ad un gruppo di altrettanti imbeciili, non certo rinunceranno ed all’opposto accoglieranno una interessante sfida o intrerpretandola come una provocazione. Immaginiamo che una persona sicura di se’, non ha bisogno di mostrare o ostentare la propria forza o capacità, diversamente chi gira in strada con una scritta “faccio arti marziali” mostrerebbe insicurezza, con l’aggravante di predisporre ad un’ aggressivita’ maggiore il teppista, non di certo a demotivare.

Qual’e’ l’abbigliamento disponibile K.M.P.

Ad oggi non sono stati prodotti alcun tipo di materiale abbigliamento per esterno, almeno non sono stati resi disponibili, soprattutto maglie Istruttori, qualunque prototipo sia stato realizzato e chiunque ne venga in possesso, per qualunque sia il motivo, è pregato di segnalarlo all’inidirizzo difesa976″gmail.com

Nello specifico caso che sia stata ricevuta la maglia o altro accessorio con logo, a seguito della esito positivo dell’esame di livello o per altra motivazione, quali gratifica personale, regalo ed anche qualora si fosse sostenuto l’onere di spesa di produzione (onere che non autorizza a farne un uso diverso), e’ e deve essere indossata prettamente ed obbligatoriamente in palestra durante gli orari ufficiali dei corsi K.M.P.

Le stesse regole devono essere rispettate anche da chi successivamente all’uscita dal gruppo: non deve essere assolutamente indossato fuori dalle condizioni sopra elencate, per tutela dell’immagine e del nome, ogni comportamento diverso, sarà segnalato e gestito direttamente attraverso i nostri legali.

Per concludere tale maglia UFFICIALE KMP, non è considerabile un normale capo di abbigliamento. L’unico autorizzato ad utilizzare i marchi ufficiali, riprodurli e distribuirli e’ il M* Pasquale FRANCO.

La registrazione è stata effettuata per un uso e motivo ben preciso, per la tutela dell’immagine del corso e della’Istruttore ed ogni abuso sara’ segnalato presso gli uffici a tal fine competente e saranno presi i dovuti provvedimenti attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla legge in materia di “proprieta’ intellettuale, utilizzo del marchio e lotta alla contraffazione” sussistendo tutti i diritti “riservati” e depositati presso gli enti preposti e sedi competenti, oltre al risarcimento in sede civili per i danni all’immagine e al nome di un gruppo ed un Istuttore che vantano oltre 16 anni nel settore della Difefsa Personale ed al top nel Krav Maga.

La maglia ufficiale KMP e quindi è registrata come divisa. Ovviamente tutti i loghi sono registrati e qualora fosse creata in futuro una vera linea di abbigliamento (da indossare all’esterno della palestra ad esempio senza la scritta krav maga o praticante), ci sarà diversa libertà di utilizzo, ma fino a quel momento la maglia resta tutti gli effetti una divisa ufficiale, come da regolamento accettato e sottoscritto, e come previsto per legge.

A TUTTI coloro che hanno ricevuto tale maglia o oggetto riportante i loghi KMP, E’ STATO DAL PRIMO MOMENTO E PIU’ VOLTE, RIBADITO che indossare un logo IDENTIFICA L’APPARTENENZA AD UN GRUPPO, la condivisione di quegli ideali e non ci si considera più un singolo soggetto in quel momento, perche’ tale viene recepito dal mondo esterno al gruppo. Qualunque azione, non rispetti tali regole, qualunque azione consapevole o no, che leda il marchio o la dignita’del gruppo, oltre all’immediato allontanamento dal corso, sara’ pereseguita civilmente nelle sedi preposte.

A seconda dei casi, l’Istruttore potra’autorizzare i praticanti a indossare, per lo stretto necessario, durante alcuni stage e/o seminari UFFICIALI KMP, o secondo direttive anche durante manifestazioni “con cui il gruppo KMP collabora in forma ufficiale” (MAI SENZA SPECIFICA AUTORIZZAZIONE).

Sentitevi onorati di indossare un marchio cosi’ prestigioso, con il dovuto rispetto e la gioia di far parte di questa famiglia, oltre il tempo e lo spazio, uniti.

kida.

Istr. Pasquale F.

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LEVE

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Leve sì o leve no?

Esiste un dibattito continuo sull’inserimento o meno, delle leve articolari nel Krav Maga o peggio si discute se siano parte dei curricula o no.
Come di consueto l’ignoranza in materia genera due poli opposti: chi sostiene che nei curricula praticanti e graduati vi è solo una piccolissima parte dedicata alla leve, dall’altra chi le inserisce traendole da altre arti marziali eliminando ogni criterio di collegamento con la metodolgia del Krav Maga.
Facciamo chiarezza. In questo contesto ci riferiamo ai corsi per civili, senza disquisire sui settori specialisti quali Law Enforcement e Miliatary, V.I.P. Protection,etc.
Nel Krav Maga l’obiettivo principale è, come più volte ribadito “agire subito e fare subito qualcosa” al fine di affrontare il problema successivo e allontanarsi più velocemente dalla zona pericolosa per salvare la propria vita e quella di chi amiamo.
Questa logica porta ad una prima considerazione: – “se” applico una leva, i tempi di permanenza sullo scenario ormai pericoloso si allungano – mi espongo ad eventuali altri aggressori e attacchi – rimango con “almeno” uno o due arti bloccati nella chiusura della leva.

Cosa sono e a cosa servono?

Quando “posso” usare una leva articolare? Quando, invece, “dovrei” usare una leva articolare? Una volta che ho chiuso in leva l’aggressore che faccio? O come dissi scherzando ad un mio allievo una volta, “ad un civile con due arti bloccati resta di utilizzare i comandi vocali del cellulare per chiamare il 113 ed attendere l’arrivo con l’aggressore in leva!!! Ovviamente era un battuta.
La leva articolare, senza entrare nel dettaglio, agisce in diversi modi, una è la compressione di un nervo “come la leva sui polsi” o la trazione di un’articolazione “oltre” la possibilità strutturale e ne è esempio la “leva al gomito”, etc.. alcune entrano in combinazione con i punti di pressione della medicina orientale, etc..
Il presupposto è che si imprime un intensissimo dolore all’aggressore, a cui non è possibile resistere ed il resto del corpo tende a seguire il movimento indotto per limitare la sofferenza: l’intenzione principale è demotivare l’aggressore a proseguire oppure in alcuni casi di proiettarlo e/o immobilizzarlo.
Ma, un civile perchè dovrebbe bloccare, proiettare, immobilizzare una persona, anzichè correre il più veloce possibile via dalla zona pericolosa, come Krav Maga insegna?
Anche qui, la risposta è molto semplice, ma non potrà essere esaustiva, prendiamo due esempi:
– veniamo afferrati al corpo o al polso in una particolare situazione, dove non è possibile reagire in modo violento: un collega di lavoro o un parente che tende a bloccarci per un qualunque motivo (fosse anche un gioco o no) e parlando non riusicamo a fargli capire che ci sta arrecando dolore o un possibile danno o creando disagio, allora possiamo utilizzare delle leve;
– l’aggressione avviene in uno spazio ristretto, ad esempio in un’ascensore: abbiamo bisgono di qualche secondo in più affinché alla porta si possa aprire.
Innanzitutto ritrovarsi in una situazione di difesa o attacco preventivo con un’altra persona in leva, implica il rimanere bloccati con l’aggressore, quindi non è una delle migliori scelte.
Le alternative sono: se demorde, lascio.. sperando che non ritorni all’attacco, dato che non avrò più dalla mia parte l’effetto sorpresa e sà di avere a che fare con una persona preparata; se non demorde, fratturo? Fratturiamo.. ma poi? La proporzionalità della difesa ed i danni cagionati..?
Effettuare leve/proiezioni/immobilizzazioni, da chi non è un vero esperto di Krav Maga, può creare confusione in un praticante rigaurdo ai principi stessi del K.M. Anzi diciamo la verità, come al solito, gli incompetenti pseudo-istruttori creano solo danni.. e disinformazione.
Spronare l’allievo a capire che l’importante non è saper combattere, ma riuscire a sopravvivere. Ciò presume insegnare a lasciare nel più breve tempo possibile l’area pericolosa ed allontanarsi velocemente verso la c.d. “safety zone” per verificare eventuali danni.. allertare i numeri di emergenza, rivolgersi a strutture di Pronto Soccorso.. ma se si insegna ad immobilizzare un aggressore come prassi, con un secondo/terzo aggressore allora è un problema!!! Oppure cosa si presume fare successivamente all’immobilizzazione, davvero telefonare alle Forze dell’Ordine ed attendere il loro arrivo con l’aggressore in leva??? E magari essere imputato per “sequestro di persona”.. è totalmente assurdo.
Il problema che si pone all’atto pratico, oltre di confondere tecniche di altre arti marziali in un sistema che prevede altri principi, rivela di non conoscere cosa si sta insegnando, nè le tempistiche di acquisizione delle tecniche stesse. Un marzialista esperto, sa bene che alcune tecniche solo se praticate per anni ed anni di duro e costante allenamento, riescono ad essere efficaci con tutto e tutti, ma parliamo di 5-10 anni almeno. I nostri seminari su questo tema, l’ultimo tenuto a grande richiesta nel 2016, il terzo su questo tema, invece, nascono per chiarire prima di tutto “QUANDO” e “PERCHE'” un civile può scegliere di applicare una leva articolare, ma che si ribadisce, seguono regole ben precise e parliamo di particolarissime e semplici leve, proiezioni ed immobilizzazioni, studiate e create per trasmetterne i principi ed aggiungere ulteriori conoscenze al proprio bagaglio tecnico.

Istr. Pasquale F.

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