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Due parole, sono dovute in merito al discorso esami, nel Krav Maga e nelle arti marziali in generale, così da poterli vivere come una bella esperienza e comunque formativa.
Si cercherà in queste brevi righe di rispondere ad alcune delle classiche domande. Evitare inutili stati d’ansia o paure che possano affliggere chi intraprende la via degli esami affichè si possa affrontare al grido di: “comunque vada sarà un successo”!
Perché i livelli?
La necessità di dividere in cinture e gradi in una classe, prendeva piede nel krav maga, come fu per Imi Lichtenfeld, quando gli allievi aumentavano allenandosi con i nuovi. Le Federazioni invece, frazionano la progressione dello studio secondo loro esigenze federali ed organizzative, grazie ai programmi di esame.
Ovviamente in contesti di Asd, EPS e Federazioni Sportive possono celarsi più penosamente motivi legati a veri e propri bussines di notevole entità e per giochi di potere.
La cinta, le t-shirt, le patch, i gradi consentono all’Istruttore di essere velocemente individuato da chiunque in qualunque momento, idem per i praticanti ma è impensabile che l’allievo perdi tempo a cercare l’insegnante in sala o chi entri nel dojo non capisca chi sia il Maestro. Vale lo stesso per gli allievi con più esperienza che assistono e coadiuvano l’Istruttore e devono essere immediatamente riconoscibili.
Si potrebbe associare la suddivisione del sistema o arte marziale con quella delle cinte-gradi-patch, ad una propeduticità, soltanto che rigide regole in materia, non consentono di norma agli Istruttori di spaziare in tecniche e tematiche navigando a vista per tutto il programma ufficiale e “non ufficiale”, sempre che lo consenta il background del Docente prima di diventare Istruttore..
Metodo K.M.P. ed esami
Dal 2016 siamo completamente svincolati da ogni tipo di limite e blocco, sia di programma, sia settoriale che da rallentamenti vari sulla questione esami, grazie alla conoscenza dell’Exp. Pasquale Franco e del motodo K.M.P. oramai collaudati come nuova concezione del Krav Maga, ripartiti dalle origini e al passo costante con i tempi e problematiche attuali.
Quando si inizia un corso di difesa personale o un’arte marziale e perchè?
Sarebbe interessante conoscere la vera motivazione per cui si è arrivati in palestra. Nel tempo chiedersi se e come quella ragione iniziale è cambiata, come sia evoluta.
Per passione o desiderio di imparare a difendersi, ma accade si perda di vista tale motivazione e ci si concentri solo sul pensiero degli esami.. non saranno le Cinte, i Diplomi o le Patch a far da scudo per pugni, calci, bastoni.. non saranno le certificazioni a salvare vite, ma, possono aiutare molto in un regolare percorso di crescita? e come?
Se si costruisse la propria strada, quale percorso parallelo di “preparazione” agli esami, si otterrebbero ottimi risultati. “Preparazione” e “non esiti positivi degli esami”, mai incorrerere nel rischio più grande di puntare e desiderare talmente tanto la Cintura-Patch-Livello da diventare inconsciamente l’obiettivo primario, talmente importante da diventare l’unico obiettivo, perdendo di vista la parte più bella: il percorso stesso.
La determinazione è il carburante che alimenta i miglioramenti in questa attività. Trasformare l’esame in un traguardo è difficile, non se c’e’ umiltà a sostenere il proprio cammino. Concentrarsi sui progressi aumenta notevolmente le possibilità di superare il passaggio di livello, tuttavia potrebbero rivelarsi non sufficienti per altri fattori oggettivi e soggettivi che subentrano al momento del test. Passare l’esame e’ iniziare ogni volta da un nuovo punto di partenza!
Quando si ritiene questa possibilità, un’ottima occasione per integrare sessioni fuori orario o lezioni private, si vive condivisione ed unione con i compagni, allora tutto ciò acquista un senso meraviglioso.
Persi di vista i punti di orientamento in questo mondo della difesa personale, si rischia di entrare in meccanismi viziosi: pazza corsa a conquistare livelli, proliferazione corsi Istruttori, etc. senza capacità di discernimento e comprendere che esami e difesa in strada sono effettivamente, nella visione standard, due cose distinte e separate.
Insidiata la presunzione a sostituire l’umiltà nei propri animi, quando l’esame fallisce, è naturale commettere l’errore più grande di mollare tutto, sentirsi falliti vanificando gli sforzi fatti fino a quel punto, ma non si può e non si deve!
Comunque vada sarà un successo!
Se la preparazione agli esami come crescita è stata esaudita, si ha vinto comunque!
Una bocciatura è uno spunto per capire quali sono le lacune da colmare. Molte persone giustificano l’insuccesso di un’esame a causa del forte stato di agitazione, non sapendo che rappresenta un certo peso nella valutazione. Chi non riesce a gestire lo stress da esame, dovrebbe considerare che lo stress psico-fisico in strada è ben peggiore, con la possibilità di venire colpiti, feriti o peggio.. ed in caso di fallimento in sede di esame è già un ottimo punto su cui lavorare.
D’altro canto, è bene tenere a mente, che non eseguire una tecnica “perfettamente da esame” ed essere conseguentemente bocciati, non implica incapacità a sopravvivere in strada
In conclusione, è bene:
– porsi sempre in maniera umile nei confronti della propria conoscenza
– sapere che c’e’ sempre da migliorare e crescere per tutti
– essere consapevoli dei propri limiti per lavorarci e superarli
– più si impara e più si deve aver rispetto della conoscenza di coloro che ne sanno di più, praticanti o Istruttori
– concentrarsi solo a “migliorare”
– studiando con il massimo dell’ impegno
– determinazione e concentrazione sul vero obiettivo
– allenarsi se possibile quotidianamente
– tanto più si darà per un’arte marziale o sistema di difesa, più da essa sarà restituito
– rispetta sempre e comunque te stesso, i compagni di allenamento e il tuo Maestro.
Buon allenamento.
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