Ragionare si’.. ma fino a un certo punto

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Molto spesso a fine lezione, alcuni allievi si soffermano riflettendo sul modo in cui si sono allenati. Guardando a miglioramenti attesi in breve tempo, anzichè ai progressi ottenuti nel medio-lungo termine.

Dopo aver meditato sugli allenamenti praticati, alle parole ascoltate da parte dell’insegnante, avvertono però che “tra le righe” tale studio cela molto di piu’. Ma non vi è connessione tra un’esagerata autocritica che versa alla  auto-distruzione e la voglia di imparare di più.
Uno degli obiettivi, come diceva IMI, e’ quello di diventare persone migliori – diventare talmente bravi nella difesa personale e combattimento da non dover mai usare tale addestramento – diventare i c.d. “cani da pastore” come li definisce Grosman (vedi articolo kravmaga.cloud/sullaggressivita-pecore-lupi-e-cani-da-pastore )

Il Krav Maga e’ stato scritto con il sangue, attraverso la perdita di vite e viene ribadito continuamente, quindi cosi’ come la strada non ha regole, la stessa Difesa Personale non dovrebbe averne. L’allenamento prevede un’immersione completa nel mondo della difesa personale, spesso anche abbastanza velocemente e bruscamente, ma ciò non significherà mai “tutto e subito” come l’arrivismo, l’avidità e la presunzione personale ambiscono. Ci vuole prima di tutto umiltà, credere in ciò che si fa e ciecamente nell’Istruttore, seguendo sempre e costantemente tutti i suoi consigli.

Perche’ credere in questo nostro sistema?

Ciò che e’ difficile capire quando si inizia a studiare Krav Maga, è che gli insegnamenti trasmessi dalla fonte, non sono “dati inopinabili” e indiscutibili, perchè passano quotidianamente al vaglio dei migliori esperti del settore, del proprio Istruttore e dei reparti operativi militari e di polizia a livello internazionale, e sarebbe bene tenere presente l’importanza di questo punto, perchè se questi professionisti sbagliano, qualcuno muore.
Le tecniche di Difesa Personale per Militari e Operatori di Polizia, sono concepite per loro e da coloro che spendono la propria vita in strada, in battaglia e in missione, che si dedicano al loro addestramento, perciò se qualcosa non ha funzionato in caso di pericolo è stato modificato, adattato, secondo le situazioni affrontate, dove ogni esperienza ha contribuito e contribuisce a rendere sempre più efficiente lo studio del combattimento, della difesa personale e della difesa di terza persona. Questa e’ la credibilità del nostro metodo.

Prima l’istinto, ma davvero!

Alla nascita si è quanto di più vicino alla macchina perfetta, crescendo veniamo così condizionati da non essere più in grado di sentire il nostro istinto. Crediamo di agire per istinto ma non e’ così, infatti da piccoli viene chiesto di non mostrare le reali emozioni che si provano: il disgusto per un piatto così da non sembrare maleducati, non mostrare dispiacere quando ci si annoia a casa di parenti.. e infatti arriva la sgridata dei genitori “non fare quella faccia!”. Questo perchè tali emozioni e reazioni del corpo, passano senza filtro. Il linguaggio del corpo, le micro-espressioni facciali, trovano la loro via per uscire e lo fanno molto spesso “prima” che la mente possa bloccarle.
L’istinto nella donna è molto più sviluppato, aiuta a sentire attraverso i sensi, quali scelte dovremmo o non dovremmo prendere, ma lo ascoltiamo? Soprattutto le donne, quando sanno che non dovrebbero percorrere una via buia di solito illuminata, cambiano strada allungando il tragitto di un minuto o si mettono di buon passo a percorrerla “al buio”???
Questo è il punto.

L’istinto nel nostro metodo, è stato riportato alla giusta considerazione, troppo spesso sottovalutato e divenuto negli anni “un semplice dettaglio”, il punto di partenza, portando “la tecnica in primo piano”, ci siamo resi conto che possiamo ritornare all’origine e avere effettivamente risultati più efficaci. Ciò che diventava accessorio, come gli esercizi propedeutici, i c.d. “i giochi”, hanno notevolmente reso migliore la preparazione degli studenti.

Gli insegnamenti e la pratica del Krav Maga agiscono nei nostri livelli piu’ intimi e profondi, smuovendo le nostre paure piu’ recondite che nel tempo si sono convogliate in una articolatissima ramificazione forgiando il nostro essere, fino a raggiungere i nuclei delle percezioni sensoriali piu’ epidermiche.
Praticando Krav Maga, impariamo a gestire la paura, guai a non provare paura, creiamo quel bottoncino che accende e spegne l’aggressività, nel tempo trasformiamo il pulsante in “modulatore” e regoliamo l’aggressività secondo la situazione, perchè non sia lei a prendere il sopravvento. Quindi istinto, paura, rabbia, aggressività, lavorano sinergicamente al fine di agire al momento giusto nel modo giusto.
Un giorno lessi su un libro “la paura non gestita diventa panico, la paura gestita diventa coraggio” e per esperienza vissuta, confermo.

E quindi “alla tecnica”, quando ci pensiamo?

Deve essere chiaro nella mente di chi pratica e studia, “quale” situazione sta per affrontare – “lo stato mentale” di partenza, legata alla situazione in cui si trova – “come” si gestisce quella data minaccia/pericolo/situazione- “perchè” in quel modo. Affinché la preparazione possa soccorrere in strada, si deve inizialmente capire “il perché delle tecniche” proprio in palestra. C’e’ il momento iniziale in cui si lavora sull’istinto (non pensare), la parte prettamente tecnica (bisogna pensare, capire, ragionare) e quella sottostress: la fase finale sottostress è il risultato delle prime due fasi, arrivando al punto dove il tempo non è un opzione, non si può più pensare, si deve agire “subito”.

Come?

Attraverso la “consapevolezza”. Consapevolezza di cosa significhi un determinato attacco, che deve essere studiato. Conoscenza dei principi tecnici che entrano in gioco. Istinto che risponde a criteri di biomeccanica, subentra la tecnica che rende più sicura o efficace una soluzione. Tutto ciò ci prepara ad uno stato mentale corretto o ci pone in situazione, grazie ad un allenamento di alto livello, in diversi stati mentali. Più si e’ consapevoli e coscienti di cosa puo’ accadere in situazione di forte stress, maggiori sono le probabilita’ di sopravvivere.

Non si può affrontare qualcosa che non si conosce. Non si può pensare di saper guidare bene, conoscendo semplicemente il funzionamento dei pedali dell’auto o avere seguito sufficienti lezioni di guida con relativa pratica con un Istruttore passando l’esame ed essere convinti di guidare come piloti di F1, si deve fare tanta esperienza!
Tale necessaria conoscenza è trasmessa dall’Istruttore di Krav Maga attimo dopo attimo,  l’esperienza che si vive attimo dopo attimo, consentirà di sviluppare particolari capacità nel praticante.

Su quest’ultima cosa, si fonda l’esperienza di molti insegnanti, purtroppo i corsi “diventa Istruttore in 48h a 99,9 euro” hanno offerto una apparente scorciatoia al sudore e l’impegno che viene prodigato in tanti anni di duro allenamento. Cosi’ tante persone indossano maglie Istruttore, ma hanno costruito il loro necessario percorso di praticante PRIMA, di arrivare a pensare di poter insegnare, come se si trovassero tutte le risposte nel Corso Istruttori (sono quegli allievi che credendo di essere “arrivati” in due anni ad essere “bravi”, forse si’ per i due anni da praticante e non per passare ad insegnare ciò che “NON HANNO IMPARATO”.. ed il loro Ego esplode innalzandosi al settimo cielo, anzichè umilmente accettare che non hanno avuto la “conoscenza trasmessa” dai propri insegnanti con la dovuta maturazione dei tempi)  ma questa è un’altra storia. Semplice si’, ma nessuno ha detto che sarebbe stato mai facile.. e tantomeno veloce. 
Torniamo a noi.

Facendo riferimento, alla “consapevolezza” del problema che andiamo ad affrontare, ci addentriamo nella struttura ossea del nostro sistema – METODO K.M.P. – dove il termine “problema” equivale a “soluzione”.

E’ questiona di strategia.

Durante il proprio percorso di studio, se dovessimo pensare solo ad addestrare quel guerriero che e’ in noi, saremmo portati inevitabilmente a sbagliare, perchè ometteremmo tutta la strategia stessa del combattimento e le possibilità di “portare la pelle a casa” nel minor tempo possibile.
Per imparare a fare la scelta più giusta, dobbiamo allenarci tantissimo e costantemente, ma anche sviluppare quell’empatia verso gli altri, cioè quella capacita’ di capire e sentire le vibrazioni di chi di ha di fronte ed essere consapevoli del valore della vita. Questo micro-mondo confluisce, in un’unico principio proprio di “non violenza” studiando “la violenza”.

Dobbiamo imparare a capire come il nostro corpo reagisce, studiarlo, sentirlo, capirlo, acccettarlo, allenarci e prepararci a tal fine.

“Tutto è pronto se la nostra mente lo è”, scriveva W. Shakespeare.

Su quando dobbiamo ragionare e quando seguire l’istinto, almeno in palestra si ha un valido aiuto dall’Istruttore.
Come accennato, crescendo tendiamo ad utilizzare più la “logica” che il Cuore o l’istinto, anche se il nostro corpo ci avverte e si prepara alla fuga o al combattimento.
In allenamento, parte iniziale e finale, dobbiamo eliminare quella parte “razionale” esattamente come quando dobbiamo “agire”, ma qual’è il modo?
A) imparando a ragionare, quando la tecnica “si studia”,
B) imparando ad agire quando non si stanno sottolineando i dettagli e vedendo gli step, quindi “si deve agire”,
ovvero
A) ragionare quando l’Istruttore chiede di rallentare l’esecuzione del movimento e della tecnica, di non correre verso la fine della tecnica, di seguire esattamente step dopo step, ,
B) agire e basta, quando l’Istruttore mette in condizione l’allievo di “non pensare”, pertanto si deve “fare subito qualcosa”.

Quando si ha la fortuna di avere un’ottima guida in un sistema di difesa così efficace, solo e soltanto se, si seguirà la linea dettata dall’Istruttore ed i principi della metodologia, si potrà veramente imparare.
Il Krav Maga è un’arma a tutti gli effetti, però come un coltello che di per se’ non è pericoloso, difatti ogni giorno miliardi di persone lo utilizzano per tagliare il pane ed i bambini per spalmarci la nutella sopra, non dimentichiamo che può togliere la vita in un attimo.

Studiare e praticare un’arte come il Krav Maga, significa ripudiare la violenza, ma cio’ e’ reso solo grazie ad uno studio maturo e responsabile dei suoi processi, con un Istruttore in grado di “capire” e “sentire” i propri allievi, guidandoli e aiutandoli proprio nello specifico percorso personale, raggiungendo un ridimensionamento dell’ ego del singolo (quell’ego spesso ferito prima ancora del corpo) quietando la sete di una giustizia che non e’ al praticante delegata: non decidiamo noi chi vive o muore. La vita è un dono, e come tale va protetta.

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